Oltre a riconoscere il proprio bambino interiore, è fondamentale imparare a volergli bene: riconoscimento e cura sono due facce della stessa strada. Il riconoscimento ci aiuta a identificare i bisogni, le ferite e le risorse che quel bambino porta con sé; la cura, fatta di ascolto, tenerezza, confini e attenzioni pratiche, permette la trasformazione e la crescita emotiva. Ci tengo inoltre a consigliare alcuni libri e due serie di esercizi pratici: una per riconoscere il bambino interiore e una per imparare a volergli bene.
Il termine indica quella parte di noi che conserva emozioni, bisogni, immagini e reazioni formatesi durante l'infanzia. Non è solo nostalgia: è un insieme di schemi emotivi che guidano molto del nostro comportamento adulto (paure, desideri di approvazione, reazioni spontanee). Ascoltarlo non significa rimanere fermi al passato, ma recuperare risorse affettive e comprendere ferite non risolte.
Il bambino interiore emerge ogni volta che ci sentiamo feriti, non visti, esclusi, criticati.
Riconoscerlo non significa “tornare indietro”, ma comprendere come la nostra storia personale continua a manifestarsi oggi.
Entrare in relazione con questa parte permette maggiore regolazione emotiva, autocompassione e autenticità.
Il lavoro con il bambino interiore è un percorso di riconoscimento e cura: prima ascoltiamo, poi proteggiamo, poi iniziamo a offrire affetto e cura concreta. Con pazienza e gentilezza l'adulto dentro di te può diventare il genitore che quel bambino non ha avuto, o che ha sempre desiderato, e trasformare in risorsa ciò che prima era solo sofferenza.Che cosa intendiamo per "bambino interiore"
Perché è importante riconoscerlo
Libri consigliati sul bambino interiore
Un classico intramontabile che approfondisce il concetto di bambino interiore e il suo ruolo nelle ferite emotive.
Un approccio dolce e meditativo per accogliere le parti ferite di sé.
Un percorso pratico e accessibile per riconnettersi con la propria parte infantile.
Un testo che aiuta a comprendere come le esperienze dell’infanzia modellano l’adulto.
Non parla solo di bambino interiore, ma è fondamentale per imparare l’autocompassione, base per accudirlo.
5 esercizi per riconoscere il proprio bambino interiore
Procedura: siediti o sdraiati in un luogo tranquillo. Prendi un cuscino, abbraccialo come faresti con un bambino. Chiudi gli occhi e immagina che quel cuscino sia il tuo sé da piccolo. Parla a voce alta o mentalmente: "Ciao, sono qui. Cosa senti? Di cosa hai bisogno?".
Durata: 5–10 minuti.
Scopo: recuperare immagini emozionali e parole che il bambino interiore usa per esprimersi.
Procedura: prendi carta e penna. Scrivi le prime tre immagini che emergono quando pensi ai tuoi 5–8 anni (luoghi, persone, emozioni). Non censurare: lascia venire quello che viene.
Durata: 10–15 minuti.
Scopo: conoscere le memorie salienti e le emozioni collegate.
Procedura: durante una settimana annota tre volte al giorno un episodio in cui hai reagito in modo intenso (rabbia, tristezza, vergogna, panico). Accanto scrivi quale pensiero o ricordo è comparso subito dopo — spesso il bambino interiore si attiva in reazioni rapide.
Durata: 5 minuti per nota.
Scopo: scoprire i trigger che risvegliano il bambino interiore.
Procedura: dedica 20–30 minuti a un'attività che amavi da bambino (disegnare senza giudizio, costruire con mattoncini, ballare una canzone preferita). Osserva sensazioni corporee e mentale: cosa ti piaceva davvero? Cosa si è interrotto?
Durata: 20–30 minuti.
Scopo: riconnettersi con piaceri spontanei e bisogni creativi.
Procedura: scrivi una lettera come se fossi il tuo sé bambino: "Caro me, ho 7 anni e ho paura di…". Poi, senza modificare, metti la lettera da parte e rileggila dopo qualche ora con occhi adulti.
Durata: 15–20 minuti.
Scopo: sentire la voce autentica del bambino interiore e le sue richieste non filtrate.
5 esercizi per volergli bene (cura e integrazione)
Procedura: prendi la lettera che il bambino ha scritto (esercizio precedente) e rispondi come adulto compassionevole: riconosci la sofferenza, offri rassicurazioni concrete ("Non sei solo; posso aiutarti a...") e proponi piccoli passi pratici.
Durata: 15–25 minuti.
Scopo: praticare l'auto-rassicurazione e costruire un rapporto di cura interna.
Procedura: scegli tre gesti quotidiani che simbolicamente nutrono il bambino interiore (una colazione calma, 10 minuti di lettura rilassante, una camminata giornaliera). Trattali come appuntamenti non negoziabili con il tuo sé più giovane.
Durata: distribuita nella giornata.
Scopo: dimostrare cura attraverso la concretezza e la costanza.
Procedura: chiudi gli occhi e immagina un luogo sicuro per il bambino (una stanza accogliente, un giardino). Accogli il bambino lì, parla con tono caldo, metti un oggetto protettivo (una coperta, un orsacchiotto). Ripeti la visualizzazione quando ti senti agitato.
Durata: 5–12 minuti.
Scopo: creare un'ancora interna di sicurezza.
Procedura: individua una situazione recente che ha ferito il bambino interiore (es. critica eccessiva). Scrivi due azioni concrete per proteggere quel bambino (es. evitare certe conversazioni, limitare esposizione a persone che svalutano). Metti in atto una di queste azioni nei 7 giorni successivi.
Durata: 10–20 minuti per pianificazione.
Scopo: insegnare che amare anche significa proteggere con confini sani.
Procedura: crea 3 frasi semplici che daresti a un amico ferito ("Sei amato", "Non è colpa tua", "Hai fatto del tuo meglio"). Ripetile davanti allo specchio per 2–3 minuti, guardandoti negli occhi.
Durata: 2–5 minuti.
Scopo: allenare la voce adulta a essere gentile e credibile.
Consigli pratici per integrare il lavoro
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